Consigli per i genitori
L’intelligenza emotiva è un argomento molto popolare: se ne parla tra i banchi di scuola, nei manuali di management o nelle conferenze, ma cosa è esattamente e perché è così importante?
Negli ultimi decenni le neuroscienze hanno iniziato a prestare sempre maggior interesse nei confronti delle emozioni e hanno portato alla luce scoperte sconvolgenti sulla capacità dei nostri sentimenti di influire sulle nostre vite.
La abilità emozionali risultano importanti come quelle intellettuali, perché bilanciano con la compassione la razionalità e permettono alle persone di avere un respiro mentale più ampio.
I professori Peter Salovey e John D. Mayer sono stati i primi ad affacciarsi allo studio dell’intelligenza emotiva in un loro articolo del 1990, definendola: “La capacità di controllare i sentimenti ed emozioni proprie e altrui, distinguere tra di esse e di utilizzare queste informazioni per guidare i propri pensieri e le proprie azioni”.
Dopo questa prima definizione, il tema dell’intelligenza emotiva diventa di successo con il libro del 1995 “Intelligenza emotiva: che cos'è e perché può renderci felici” del giornalista scientifico e psicologo Daniel Goleman.
Goleman è il primo che cerca di declinare gli effetti psicologici, educativi e lavorativi che l’intelligenza emotiva può avere. Infatti, con numerosi esempi ci mostra come chi ha saputo sviluppare questa propensione sia poi una persona più felice e con maggiori successi a livello lavorativo e personale.
Per un genitore è molto importante comprendere che un bambino cresciuto con un forte senso empatico reagisce meglio agli stimoli scolastici e comunitari.
In questo articolo vi spieghiamo che cos’è l’intelligenza emotiva e come potete aiutare i vostri figli a svilupparla.
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L’intelligenza emotiva ha moltissime sfumature di significato: la capacità di autocontrollarsi, di perseverare, di avere entusiasmo, di automotivarsi, di provare compassione ed empatizzare con il prossimo.
È ormai superata l’idea che esista un solo tipo di intelligenza misurale dal QI e che questo sia immutabile nel corso della vita. Ci sono molti fattori che entrano in gioco quando si deve stabilire l’intelligenza di una persona. Come è possibile che persone con quoziente altissimo falliscano davanti a delle semplici sfide e persone con quoziente modesto riescano ad ottenere prestazioni eccellenti? Molto spesso la differenza sta proprio nella capacità di ciascuno di approcciarsi alle proprie emozioni.
Ok questa è la teoria, ma in pratica cosa significa essere dotati di intelligenza emotiva? Significa essere in grado di frenare un impulso, comprendere i sentimenti di un’altra persona ed essere in grado di gestire i propri rapporti con gli altri in maniera naturale. Aristotele aveva definito questa attitudine “colui che si adira per ciò che deve e con chi deve, e inoltre come, quando e per quanto si deve”.
Al contrario, definiamo “analfabeti emotivi” coloro che non sono in grado di controllare le proprie emozioni (come la rabbia per esempio), non sanno leggere i sentimenti altrui e dunque provano con molta più difficoltà l’empatia e la compassione. I turbamenti emotivi possono interferire moltissimo con la vita mentale, specialmente nella mente di uno studente. Gli studenti quando sono in preda all’ansia, alla depressione o alla rabbia non sono in grado di imparare, perché i sentimenti negativi diventano invadenti e sabotano i tentativi di restare attenti.
Infatti, è scientificamente provato che quando le emozioni prendono il sopravvento sulla concentrazione si perde la “memoria di lavoro”, ossia l’abilità di tenere a mente le informazioni che ci servono per concludere l’attività in cui siamo impegnati.
Al contrario la capacità di auto-motivarsi in maniera positiva risulta essere un incredibile incentivo quando si cerca di realizzare i propri obiettivi. Ciò che caratterizza per esempio gli atleti olimpici o i musicisti di fama mondiale è proprio questa capacità di perseverare e continuare a provare entusiasmo nonostante gli insuccessi o le sconfitte.
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Da cosa è caratterizzata principalmente l’intelligenza emotiva? Ecco i 5 pilastri descritti da Goleman, scopriamoli insieme.
Si intende la capacità di auto osservarsi e di riconoscere e comprendere i propri sentimenti. Una volta fatta questa analisi, il passo successivo è crearsi un vocabolario per verbalizzare questi sentimenti, in modo da cogliere ciò che collega sentimenti, pensieri e reazioni. Pensateci un po’, siete proprio certi di prendere sempre le vostre decisioni sulla base delle vostre riflessioni e non delle vostre emozioni? Abbiamo sempre l’impressione di prendere le decisioni in maniera autonoma, ma non è così. È importante analizzare le proprie azioni e comprendere a fondo le conseguenze delle stesse e se siano scelte dettate dal pensiero o dal sentimento. Per esempio, vi siete mai trovati nella situazione in cui non sapete se avete preso una decisione perché sentivate la pressione del gruppo o non per vera convinzione?
Dopo aver compreso le proprie emozioni è giunto il momento di controllarle e regolarle alla situazione che stiamo vivendo. Per esempio, controllare la rabbia o la ansia. Queste due tendenze negative portano poi le persone ad auto sabotarsi se non vengono gestite. Dunque, è importante capire come incanalare le emozioni in maniera positiva, facendo per esempio qualcosa che ci piace come dipingere o fare esercizio. Allo stesso tempo è meglio evitare quando ci sentiamo tristi di incentivare le emozioni negative, con persone, musica o situazioni che potrebbero far peggiorare i nostri pensieri.
Sapersi motivare nei momenti di difficoltà è una chiara caratteristica dell’intelligenza emotiva. La difficoltà sta nella comprensione che si sta rinunciando ad una gratificazione temporanea per ottenere un beneficio maggiore come premio per l’attesa e la perseveranza. Quest’attitudine caratterizza in particolare gli atleti o i musicisti: iniziano da bambini con allenamenti durissimi in vista di un obiettivo che raggiungeranno solo anni e anni dopo. In generale le persone che sanno automotivarsi sono anche le persone che vivono la vita con maggiore ottimismo e che comprendono quanto i fallimenti dipendano da moltissimi fattori risolvibili. Al contrario i pessimisti proiettano sé stessi nel fallimento. I due approcci corrispondono a due modi di reagire agli avvenimenti della vita.
L’empatia è la capacità di comprendere le emozioni altrui e di entrare in connessione con gli altri. In generale le persone che ne sono dotate sono degli ottimi ascoltatori e sanno cogliere le sfumature del linguaggio verbale e non verbale.
Questa sensibilità aiuta notevolmente i rapporti con gli altri, perché permette di provare compassione e capire le emozioni e le esigenze degli altrui.
Le abilità sociali corrispondo all’ultimo dei pilastri elencati da Goleman. L’intelligenza emotiva non è autoreferenziale, ma è caratterizzata soprattutto dalla capacità di interagire con gli altri e nelle dinamiche di natura sociale. A tutti è capitato di trovarsi di fronte ad un capo, un professore o un parente che ha degli atteggiamenti “tossici” e che non è dotato di empatia, quanto ci fa soffrire e quanto si rovina il rapporto personale? Costruire delle relazioni che siano sane non è semplice e per riuscirci è necessario trovare una sintonia con le emozioni degli altri. Inoltre, ricordiamoci che le nostre emozioni influenzano gli altri e allo stesso tempo noi siamo influenzati dagli altri. Se entriamo in una stanza e tutti sono sorridenti e felici ci verrà voglia di sorridere e di essere positivi.
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In una visione iper-razionale del mondo spesso ci dimentichiamo di quanto in realtà le emozioni siano una costante nelle nostre vite ed essere in grado di gestirle e utilizzare in maniera positiva risulta un valore aggiunto sempre più considerato in ambito lavorativo.
Ci sono persone che nascono con la capacità innata di comprendere i sentimenti più intimi degli altri, altri invece devono impegnarsi ed impararla crescendo. Il temperamento non deve per forza essere destino e l’intelligenza emotiva può essere insegnata, specialmente nei bambini.
Ma come possiamo insegnare ai nostri figli il cosiddetto “alfabeto emozionale”, ovvero le capacità fondamentali del cuore?
L’apprendimento emozionale inizia sin dai primi istanti di vita di un bambino e continua lungo tutta l’infanzia. In questa prima fase il rapporto con i genitori è fondamentale. Infatti, il nucleo emotivo di un bambino si forma sulla base dei piccoli scambi che si ripetono tra genitore e figlio. In particolare, nei primi 3-4 anni di vita, periodo in cui il cervello di un bambino è in via di sviluppo e che immagazzinerà l’apprendimento emozionale. Dunque, se il bambino dovesse subire un forte stress, potrebbero esserci delle conseguenze dannose sul suo intelletto, al contrario un bambino che sente i propri bisogni emozionali soddisfatti crescerà fiducioso, curioso e tendenzialmente felice.
Alcuni aspetti della propria emotività si apprendono nei primi anni di vita, ma che dire invece delle sfumature tipiche della natura di ciascuno di noi? Queste caratteristiche fanno parte del temperamento, che potremmo definire la gamma di sfumature emotive proprie del carattere di ciascuno di noi. Ogni genitore sa che un bambino può nascere timido, calmo, irritabile o difficile. La domanda ci nasce spontanea: ma un bambino che per natura nasce timido può diventare un adulto sicuro di sé?
Il temperamento non è destino e ci sono numerosi studi che dimostrano che alcuni atteggiamenti con un approccio emozionale positivo durante l’infanzia o attraverso la psicoterapia durante l’età adulta possono essere limati e modificati e portare ad una stabilità emotiva
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Il tema dell’intelligenza emotiva è diventato molto popolare negli ultimi 25 anni e ci sono molti film che incentivano questa visione del mondo più “emozionale”, come anche naturalmente molti libri che sono la base fondante di questo argomento.
I libri 📚 che parlano di questo argomento sono spesso dei saggi che ci aiutano a comprendere meglio gli aspetti psicologi e scientifici. Ecco di seguito quelli che consigliamo:
1) “Intelligenza Emotiva” di Daniel Goleman
2) “Intelligenza emotiva per un figlio” di John Gottman
3) “A scuola di intelligenza emotiva” di Stefano Centonze
4) “Pensieri lenti e veloci” di Daniel Kahneman
Ecco i migliori film 🎥 che affrontano questo tema con diverse sfumature:
1) “Inside Out”: questo famosissimo film della Pixar porta in scena tutte le sfaccettature emotive che ognuno di noi si porta dentro. Consigliatissimo!
2) “Gifted”: in questo film uno zio cerca di insegnare alla nipotina prodigio della matematica l’importanza delle emozioni.
3) “Wonder”: un commuovente racconto che tratta la tematica del bullismo, dell’autostima e della diversità.
4) “Il discorso del re”: Giorgio IV diventa re inaspettatamente dopo l’abdicazione di suo fratello. Per essere il monarca che tutti si aspettano dovrà superare la sua incapacità di parlare in pubblico.
Citando Erasmo “la prima speranza di una nazione è riposta nella corretta educazione della sua gioventù”. In questa breve frase si racchiude l’importanza dell’educazione nelle nuove generazioni e se vogliamo creare un mondo migliore è importante considerare le emozioni all’interno del percorso educativo dei bambini 💛
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